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STRESS CORONAVIRUS COLLEGATO

In questa situazione di emergenza sanitaria generale legata a un nemico invisibile e potenzialmente mortale, stretti e costretti a un’inedita restrizione della libertà, esposti all'imprevedibilità, inevitabilmente cambia il nostro modo di formulare pensieri, di sentire, provare e vivere emozioni e sentimenti.

C’è una reale minaccia, viviamo una vera situazione di pericolo, siamo cioè sottoposti a uno stress, ossia a rispondere / reagire psicofisicamente a una circostanza che percepiamo come eccessiva da sostenere (a livello cognitivo, emotivo e sociale). Ovviamente ognuno di noi ha un suo modo di reagire allo stress, tanti sono i livelli e diverse le sfumature.

La pandemia di Coronavirus ha sospeso e stravolto la nostra quotidianità e il nostro modo di relazionarci con il mondo esterno e con gli altri: siamo preoccupati, malinconici, impauriti, ci sentiamo impotenti e tutto ci appare surreale. Questa è la forma più “normale” e più frequente di disagio psicologico che viviamo attualmente; alcune persone, però, possono sviluppare un vero e proprio Disturbo Acuto Da Stress (DAS).

Il DAS è costituito da un’insieme di sintomi che si sviluppano dopo che il soggetto ha vissuto un evento estremamente traumatico o che è stato spettatore dell’accaduto; si manifesta entro un mese dall'evento stressante e dura meno di un mese. La persona con Disturbo Acuto Da Stress reagisce con paura e senso d’impotenza alla situazione traumatica; presenta una sintomatologia intensa e invalidanti caratterizzata dalla riduzione dell’interesse o della partecipazione ad attività significative, sentimento di distacco e di estraneità verso gli altri, incapacità di provare sentimenti d’amore, riduzione delle prospettive future.

La persona inoltre mostra incrementi dell’eccitabilità (difficoltà di concentrazione, iper vigilanza, esagerate risposte di allarme, esempio ansia acuta, paure ipocondriache, fobie,ecc.

Il DAS colpisce maggiormente i giovani adulti e questo perché si trovano nella fase della vita in cui si è più attivi e produttivi in vari ambiti (sociale, personale e lavorativo).

La condizione appena descritta è un marcato disagio psicologico che potrebbe emergere in questi tempi di Covid-19 e fortunatamente rappresenta l’estremo più grave di stress.

Il “normale” livello di stress che stiamo vivendo in questi giorni può essere affrontato, come più volte sottolineato da altri colleghi e anche dalla dott.ssa Flavia Margaritelli nel suo recente articolo, cercando di mantenere quanto più possibile una regolarità delle attività quotidiane (alimentazione e ciclo sonno-veglia compresi), tenere il fisico in allenamento con esercizi a casa, mantenere contatti sociali attraverso i social, videochiamate ecc., e anche e soprattutto scrivere e appuntare pensieri, emozioni, sentimenti, paure, fobie, angosce e tutto ciò che reputiamo significativo per noi.

Ciò permette di aprire un dialogo con noi stessi e con il nostro mondo interiore e intimo; ci aiuta ad acquisire consapevolezza e conoscenza di sé e di ciò che stiamo vivendo.

Infine, teniamo sempre come risorsa la possibilità di chiedere aiuto a un professionista se riteniamo che la nostra reazione allo stress di questi giorni stia sfociando in un vero e proprio disturbo.


Ho scelto come foto per questo articolo un’opera dell’artista turco Aykut Aydogdu perché l’idea che da una ferita (trauma) [il cerotto sul volto] nasca vita (erba che spunta dal cerotto) mi sembrava esplicativa di come un’esperienza traumatica sia anche un’occasione di ri-nascita.


Dott.ssa Annalisa La Rocca, psicologo clinico, consulente in sessuologia e sessualità, psicologo domiciliare, esperto in psicologia Giuridica e Forense, specialista in psicodiagnosi clinica e giuridico peritale.


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