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Chi sono io? I confini tra identità reale e identità virtuale.


La capillare diffusione dei social network, sta sempre più portando elementi di riflessioni nella società sul concetto di identità, sui confini tra identità reale e identità virtuale, e nell'individuo sulla percezione della propria immagine individuale dentro e fuori dalla rete, on-line e off-line. Identità, si traduce nel non essere mai gli stessi, in quanto l’identità non va considerata come una caratteristica stabile dell’individuo, ma risultante da un processo sociale, legato al contesto in cui ci troviamo, di co-costruzione della maschera identitaria che comunichiamo con le parole, il tono di voce, la postura, i gesti, la mimica. Come nella vita reale possiamo assumere, differenti ruoli: professionisti, mogli/mariti, eroi, sportivi, amici ... in rete possiamo presentarci diversamente a seconda del contesto virtuale in cui ci troviamo. Anzi, la rete amplifica questa capacità di esternare i singoli aspetti della nostra personalità attraverso i social e le varie realtà virtuali. Dalla scelta del nickname al conoscere nuovi amici in chat, al ritrovare i vecchi su Facebook, al gender swapping (il cambio di sesso “virtuale”) è divenuta sempre più palese l’impossibilità di segnare un netto confine tra identità e socialità fisica e virtuale. L’espansione dei social media nella quotidianità fa entrare le nostre vite sempre più rapidamente nel territorio digitale, il cyberspazio. Con l’uso di Facebook, di WhatsApp, di Twitter, non percepiamo nessun confine significativo tra situazioni sociali virtuali e situazioni sociali fisiche.Dal “cogito ergo sum”, quale primo tentativo di Cartesio di dare una definizione del concetto di identità personale, a Locke (1688), il quale arriva così a definire l’identità personale attraverso la coscienza di sé e attraverso la memoria che ne garantisce la continuità nel tempo, il percorso evolutivo sembra arrivare fino al“digito ergo sum” dei social network , in cui scegliamo le foto da caricare, i post alle quali dare un like.Il cyberspazio è un luogo dove è possibile incontrarsi, chiacchierare, fare amicizia, così come nella vita reale, ciò che lo contraddistingue è la condizione di incorporeità che va ad incidere sulla costruzione del sé e dell’identità personale e sociale.Se nella vita reale, la socialità è più strutturata e le identità, pur essendo molteplici, si presentano integrate e coerenti, al contrario, essendo quella di rete una socialità non strutturata, le persone sembrano diventare pure maschere, le identità si decentrano, si flessibilizzano e divengono quasi entità processuali (Dell’Aquila, 1997).

Questa pervasività delle nuove tecnologie ha modificato la percezione non solo della realtà in cui viviamo ma anche della propria identità che perde stabilità e fisicità per esprimere, i suoi molteplici sé libera dai vincoli del corpo.

L’incorporeità tipica della “cyber-interazione”, crea un nuovo concetto di identità parallelo e sovrapposto a quello reale. Emerge, infatti, nella comunicazione in rete, la possibilità di liberarsi da restrizioni di natura sociale e culturale, di crearsi uno spazio in cui esprimere aspetti della propria personalità, in cui è possibile costruire identità diverse dalla propria identità anagrafica, di mascherarsi fingendo di essere chiunque, o semplicemente esprimere alcune parti del sé normalmente tenute represse o nascoste nella vita di tutti i giorni, consentendo di stabilire un contatto con gli altri utenti e quindi interagire, aprendo pagine facebook personali, pubblicando in rete foto o post per comunicare il proprio pensiero.

Costruire un proprio sé-personaggio in rete, vuol dire, sostanzialmente, “costruire” una persona, un’identità propria legata ad un nome specifico, utilizzando uno pseudonimo come strumento di identificazione, che,permette all'individuo di rivelarsi nella misura in cui egli stesso vuole o di mascherare la propria identità anagrafica; lo pseudonimo permette di essere riconosciuti e identificati all'interno della rete, facilitando così la creazione di relazioni sociali stabili.

Si assiste alla costruzione di una persona virtuale, la cosiddetta “persona on-line” o “Sé on-line” o “cyberself”(Walther, 1996) indispensabile in un processo comunicativo, per stabilire e mantenere un contatto, seppur superficiale, con altri utenti attraverso un’identità “alternativa”.Basti pensare al fenomeno chiamato “gender swapping”, cioè il cambiamento di genere o il passaggio da un genere all'altro in rete.

Tale esigenza di presentare se stessi in maniera differente nasce dalla volontà di sperimentare situazioni e comportamenti non comuni, dal desiderio di scoprire come “ci si sente” ad essere dell’altro sesso, di esplorare aspetti della propria personalità che hanno a che fare con l’appartenenza al sesso opposto, utilizzando la tecnologia (le chat rooms ad esempio) per creare un’immagine alternativa, ma spesso complementare, di noi stessi.

In tal senso, l’interazione in rete, oltre a creare nuove forme di socialità, determina un cambiamento più intimo,più profondo dell’individuo dato che ne risulta modificato il concetto stesso di identità e questo può rappresentare e condurre a delle vere e proprie crisi dell’identità, oppure costituire un enorme potenziale di sviluppo e presa di coscienza della propria identità.

La possibilità dell'uomo di divenire qualcos'altro è oggi una tentazione per tutti, è un modo per osservare il mondo con gli occhi di un altro o semplicemente per mostrare qualcosa che non accettiamo di noi stessi. Tutto questo è più che mai possibile all'interno del cyberspazio: il soggetto ha la possibilità di sperimentare se stesso attraverso i giochi di ruolo, le chat rooms, ecc… mezzi virtuali che però sono gestibili dall'individuo; egli in qualsiasi momento, spegnendo il computer, può interrompere il “gioco” e abbandonare un ruolo tornando ad essere ciò che è nella vita reale.

Al contrario egli potrebbe anche finire con il perdersi nelle maschere e nelle identità frammentate, fittizie del mondo virtuale.

L’incorporeità è quindi, sia liberazione e possibilità di scoprirsi esponendo un’altra parte di se stessi, sia, un modo efficace per mascherare la propria identità.

Questo dipende dalle intenzioni delle persone: persone“autentiche” e libere o persone relegate dentro un’immagine in cui non si riconoscono e che non appartiene loro.

Riflessioni e Considerazioni a cura della dr.ssa Rossana Rosato Psicologa

Riferimenti bibliografici

Dell'Aquila, P. (1997)Verso un'ecologia del consumo, Angeli, Milano

Walther, J., B. (1996). Computer-mediated communication: Impersonal, interpersonal, and hyperpersonal interaction. Communication Research, 23(1), 3-43.

Sitografia www.apav.it/mat/sociale/sociologia/identità.pdf www.educatt.it/collegi/archivio/QDL200405DISTEFANO.pdf

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