Torno sul linguaggio che forma i nostri pensieri e viceversa e sull'influenza culturale.
Non è banale il like che mettiamo sotto il post che vediamo, è una scelta individuale che sommata alle altre diventa orientamento di un gruppo di persone che esprimono il loro accordo o disaccordo su una notizia, fatto, dato, opinione, parere, pettegolezzo.
Questo genera un modo rigido di vedere la realtà divisa in due (pro e contro).
È alla base del marketing che voglia generare discussioni alzando percentuali di adesioni (50%).
Farci portatori di hastag secondo automatismi senza porre dubbi e pensiero critico, contribuisce a divulgare poi termini che determinano il giusto o lo sbagliato secondo logiche rigide di bianco e nero.
Vogliamo cliccare? Ok facciamolo filtrando cosa e come.
Chiediamoci:
Sto contribuendo a orientare questo concetto su cosa?
che distanzia ulteriormente generazioni diverse non solo per l'età e definisce, se non usato con ironia e scherzo tra pari, chi va bene e chi no.
Su tik tok ad esempio è un proliferare di hastag che creano indirettamente discriminazioni tra giovani e anziani.
Non siamo pedine pubblicitarie, cerchiamo di filtrare e ragionare.
Se proprio è necessario stare su questa macchina social acchiappa soldi pubblicitari, almeno cerchiamo di orientare i gusti verso il consolidamento di valori sociali che sappiano di buono e di bello.
Ognuno di noi può farlo senza rendere automatico quello che è un gesto (click) molto più sociale su ciò che pensiamo ...
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